relazione introduttiva Congresso Liguria

Genova -

PRIMA PARTE

 

Nella primavera dello scorso anno abbiamo svolto un congresso complessivamente positivo da cui la nostra organizzazione è uscita rafforzata.

 

Le nostre analisi della fase politica ed economica, alla verifica dei fatti, si sono rivelate corrette. Le tendenze in atto che avevamo individuato hanno avuto ulteriore sviluppo nella direzione che avevamo previsto. I nostri giudizi sugli schieramenti politici e su CGIL CISL e UIL hanno colto nel segno.

 

La nostra identità si è consolidata.

Abbiamo definito collettivamente un programma di lotta coerente ed articolato che abbiamo cominciato a tradurre in iniziative concrete. Tra queste uno sciopero generale riuscito, come non capitava da tempo. 

Abbiamo iniziato una riorganizzazione interna per valorizzare al meglio le nostre forze.

LO SCENARIO

Ci troviamo oggi di fronte ad uno scenario dominato dalle imminenti elezioni politiche.

I due schieramenti si contendono senza esclusione di colpi il consenso degli elettori, litigando più sulla figura, indiscutibilmente negativa, di Berlusconi, che sulle diversità dei programmi, che nelle linee essenziali presentano evidenti analogie. 

Gli interessi dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati, dei ceti popolari in genere, non trovano spazio adeguato in nessuno dei due schieramenti.

IL GOVERNO BERLUSCONI

Il governo Berlusconi, ispirandosi al modello "americano", ha praticato una forma di liberismo estremo, ridotto al minimo la concertazione con CGIL, CISL e UIL e puntato allo scontro frontale col sindacato (però gli ha lasciato CAF e padronati e ha concordato la gestione del TFR).

Si è inoltre caratterizzato per una politica esplicitamente reazionaria in materia di diritti civili e nella difesa spregiudicata degli interessi personali dello stesso Berlusconi.

Il centro sinistra, dato oggi per vincente alle prossime elezioni, quando era al governo, in nome della competizione globale, del libero mercato e del primato della logica d'impresa, aveva ridotto salari e diritti, smantellato il sistema pensionistico e il sevizio sanitario, privatizzato i servizi sociali e quelli a rete, destrutturato il mercato rendendo sempre più facile assumere e licenziare.

LA COLLABORAZIONE CGIL CISL E UIL

Tutto questo, con la convinta partecipazione di CGIL, CISL e UIL, che, con una linea sindacale basata sulla concertazione e subalterna agli interessi delle imprese, della grande finanza e dei governi che li rappresentano, si sono impegnati a fondo a far accettare queste politiche ai lavoratori.

Un organico attacco alle conquiste dei lavoratori, dunque, portato successivamente a fondo, in modo estremo, dal governo di Berlusconi.

IL PROGRAMMA DELL'UNIONE

L'unione ha definito un programma di governo molto ponderoso.

Proviamo a considerare alcuni dei punti principali.

In estrema sintesi:

 

§         Non esiste una proposta organica in merito alla necessità di un recupero salariale o di una redistribuzione del reddito a favore del lavoro dipendente.

§         Rispetto alle questioni del mercato del lavoro e della precarietà (che se viene progettata e gestita da loro viene chiamata "buona flessibilità"), non si intende abrogare la Legge 30, ma alcune tipologie (job on call, staff leasing e il contratto di inserimento), "risultate estranee alle stesse esigenze delle imprese".

§         Si rilancia la Legge Treu, con lavori a progetto (ex Co.co.co) e lavoro interinale. Si fa riferimento, anzi si rivendica, la necessità di un'applicazione puntuale della legge, cosa che, in effetti, quando erano al governo non hanno fatto.

§         Si parla di ampliamento degli ammortizzatori sociali (CIG ecc). Prodi in varie interviste, cita come esempio di "corretta flessibilità in uscita", il modello danese, che consente all'imprenditore di licenziare liberamente, utilizzando il cosiddetto "quick firing" (licenziamento veloce). Ai lavoratori licenziati viene garantita la formazione professionale e 3 anni di indennità di disoccupazione con il 70% dello stipendio a spese dello Stato.

§         Si propone (non nel programma ma direttamente in numerose interviste) una riduzione del 5% del costo del lavoro, in un anno (si parla dai 20 ai 40 miliardi di euro). Il taglio riguarderebbe, prevalentemente, i contributi sociali, previdenziali e sanitari, versati prevalentemente dalle imprese che servono a finanziare il sistema pensionistico e la sanità pubblica.

I costi dell'operazione dovrebbero essere coperti attraverso il recupero dell'evasione fiscale e contributiva. Nel programma, tale necessità viene enunciata con enfasi, ma non c'è traccia di un progetto adeguato ad un obiettivo così ambizioso. Non dimentichiamo che, nel nostro Paese, l'evasione è la più alta d'Europa ed è soprattutto, non solo da sempre tollerata, ma anzi considerata un fatto normale, quasi un dato fisiologico del nostro sistema economico, utile a favorire le dinamiche di mercato.

§         Si promette, in modo preciso e dettagliato,  uno sviluppo delle privatizzazioni dei servizi sociali e di quelli a rete, della sanità, e della previdenza (con il TFR) e l'incremento del cosiddetto federalismo fiscale.

§         Si annunciano finanziamenti con denaro pubblico alle imprese, per ristrutturazioni, ricerche, innovazioni tecnologiche e credito per le esportazioni.

§         Riguardo la previdenza, si dichiara l'intenzione di eliminare il "gradone" previsto da Berlusconi e tuttavia si mantenere l'impianto della riforma Dini, con annesso l'innalzamento automatico dell'età pensionabile previsto per quest'anno.

Si parla di sviluppo della previdenza integrativa privata, finanziata dal TFR dei lavoratori, come di una splendida opportunità per tutti.

La previdenza privata viene definita "il pilastro del futuro".

L'ex ministro Treu (esponente di spicco dell'Unione) in numerosi convegni ha parlato apertamente di estendere il sistema contributivo

UN PROGRAMMA ANTIPOPOLARE

 

Dagli aspetti del programma che, seppure in modo sommario, abbiamo provato ad evidenziare, non si scorge un'inversione di tendenza rispetto al passato, non si trova traccia né di un'autocritica, né dell'abbandono delle politiche liberiste e contrarie agli interessi dei ceti popolari, che hanno caratterizzato le precedenti legislature.

Le principali linee di fondo sono essenzialmente le stesse dei precedenti governi di centrosinistra: il rilancio della competitività del sistema delle imprese e il risanamento dei conti pubblici, attraverso quella che lo stesso Prodi, in numerose interviste, ha definito "terapia shock" (una cura di cui si sa con certezza una sola cosa: a pagare le medicine e il conto del dottore saremo noi).

CGIL, CISL E UIL

 

Per quanto riguarda il sindacato confederale, la CGIL (in modo particolare), la CISL e la UIL hanno sostanzialmente, concluso la fase di conflitto apparente con il governo, fatto: 

  • più di parole che di fatti
  • di scioperi politici contro Berlusconi ma non in modo convincente e sostanziale contro la sua politica economica e sociale
  • di scioperi fatti per rilanciare la concertazione senza piattaforme adeguate a difendere i lavoratori

Da pochi giorni la CGIL, aspettando il governo amico di Prodi, ha concluso il suo congresso e discusso delle tesi programmatiche che, dichiaratamente, nelle analisi e nelle proposte, sono in sintonia con il programma dell'Unione e con le sue "ricette" economiche e sociali.

Non è certo troppo azzardato immaginare che, in caso di vittoria, il nuovo governo proporrà alla CGIL, alla CISL e alla UIL,  di restaurare la concertazione (così tanto attesa) e di collaborare alla realizzazione di "misure antipopolari" (la definizione è di Prodi), probabilmente attraverso la stipulazione di un patto sociale, sulla falsariga degli accordi di luglio del 92-93.

In questo scenario, il compito affidato a CGIL, CISL e Uil dovrà essere quello, in base a un copione ampiamente collaudato, di ridurre al minimo la conflittualità sociale e di far accettare i nuovi sacrifici ai lavoratori (COMPITO NON FACILE) in cambio della possibilità di partecipare, anche se in modo subalterno, alle decisioni assunte da governo, Confindustria e grandi banche in materia di politica economica e sociale. Nell'illusione di acquisire così un elevato peso politico e il riconoscimento di un ruolo quasi istituzionale.

Senza dimenticare la garanzia di mantenere e accrescere (pensiamo al TFR) un consolidato potere economico esercitato attraverso i CAF, i patronati, la gestione di corsi di formazione e di cooperative, la possibilità di gestire il lavoro in affitto.

PROBLEMI SENZA SOLUZIONI

Ci troviamo di fronte una situazione in cui i problemi per i lavoratori, precari e disoccupati aumentano, ma né l'attuale governo di centro destra, né tanto meno il probabile governo di centro sinistra, né CGIL, né CISL, né UIL appaiono disposti o in grado di offrire soluzioni autentiche.

 

IL RUOLO POSSIBILE DELLA RDB-CUB

Di fatto, con tutti i nostri limiti, ma anche con tutte le nostre potenzialità, rimaniamo noi della CUB, l'unico sindacato (insieme ai Cobas e alle altre realtà del sindacalismo di base) a provare a rappresentare gli interessi del mondo del lavoro dipendente.

Le nostre proposte sono le uniche a prevedere una difesa coerente dei lavoratori.

Il nostro programma è l'unico a provare a dare risposte ai bisogni dei lavoratori, ad offrire una prospettiva partendo da un punto di vista indipendente e alternativo a quello delle imprese, delle banche e del governo, mettendo il conflitto al centro della propria azione, al di fuori e contro le logiche e i valori del mercato e del profitto: 

  1. La questione è come riuscire a diventare un punto di riferimento, un'alternativa credibile per i lavoratori 
  2. Come riuscire a trovare consenso attivo e non solo un'approvazione generica sulle nostre proposte  
  3. Come riuscire a coinvolgere i lavoratori nelle nostre iniziative e nelle nostre lotte.

La situazione, estremamente grave per i lavoratori, ci carica di grande responsabilità e ci offre grandi spazi di azione.

Credo che ci siano ancora lavoratori disposti a mettersi in gioco per migliorare le proprie condizioni

Penso ai 12 milioni che hanno votato per l'articolo 18 ma anche a coloro che, molto probabilmente delusi da centro sinistra e da CGIL, CISL e UIL per quanto sfiduciati, spinti dall'urgenza dei problemi materiali, non potranno oggettivamente abbandonarsi alla rassegnazione, perché in certe situazioni la rassegnazione rappresenta un lusso impossibile. 

È quindi verosimile che, a partire da settori più coscienti (penso anche a settori del sindacato confederale) o più disperati di lavoratori, nascano momenti di dissenso e di resistenza (confronta proteste nelle fabbriche per contratto).

E se sarà così, toccherà a noi sviluppare, qualificare, unificare in forma di rivendicazione collettiva, la protesta che nascerà dai lavoratori

IL NOSTRO PROGRAMMA 

Abbiamo un programma che offre prospettive reali e credibili, che prova a dare risposte ai bisogni dei lavoratori:

  1. la difesa del salario e del reddito, anche attraverso una raccolta di firme (insieme con tutto il sindacalismo di base e vari partiti della sinistra radicale) per una legge di iniziativa popolare che riproponga una nuova scala mobile: l'unico sistema che può garantire un recupero certo del salario e un'effettiva redistribuzione del reddito a favore dei lavoratori.

La raccolta di firme nei luoghi di lavoro e  nelle piazze, rappresenta inoltre un'importante occasione per far conoscere le nostre proposte e per entrare in rapporto con ampi settori del mondo del lavoro. 

  1. la lotta alla precarietà.

La lotta alla precarietà lavorativa e sociale costituisce un elemento centrale del programma della RdB e della CUB, a tutti i livelli: dalle lotte per assunzioni a tempo indeterminato, alla promozione del May Day, alle proposte di legge regionali e nazionali (vedi pagine seguenti).

3.      la difesa del diritto di sciopero e della democrazia sindacale

4.      la difesa del TFR e della previdenza pubblica.

La questione riveste grande importanza, oltre che per la rilevanza stessa del tema, anche perché è utile a far comprendere l'ulteriore involuzione di CGIL, CISL e UIL. Fino ad oggi eravamo abituati a vedere questi tre sindacati contrattare il peggioramento della nostre condizioni in cambio del riconoscimento di un ruolo istituzionale e di un po' di soldi pubblici a sostegno di patronati, etc, etc.

In questo caso invece, CGIL, CISL e UIL vanno oltre alla concertazione e scelgono di impadronirsi direttamente di quote garantite di salario dei lavoratori e di gestirle nei consigli di amministrazione insieme ai datori di lavoro, attraverso speculazioni finanziarie dall'esito del tutto incerto.

Dovremo, a partire dai luoghi di lavoro, far conoscere le nostre proposte e, attraverso la ricerca del consenso e della partecipazione dei lavoratori, dare vita a mobilitazioni generali, ma anche a vertenze articolate in relazione alle condizioni specifiche di ogni categoria.

Si tratterà quindi di mettere la nostra organizzazione in grado ad ogni livello di fare fronte a questi compiti in modo adeguato, di essere all'altezza della situazione, predisponendo gli strumenti organizzativi utili a questo scopo.

SECONDA PARTE

Nel mese di marzo di quest'anno terremo, anche in Liguria, un Congresso Regionale per dare vita alla Federazione Regionale RdB CUB così come era stato deciso dal Congresso Nazionale di Fiuggi.

Il Congresso Regionale di Federazione rappresenta un momento molto significativo ed è segno di un'importante crescita politica ed organizzativa della nostra organizzazione, costituisce una fondamentale occasione di confronto e ci investe tutti di notevoli responsabilità.

Sarà compito del Congresso eleggere un Coordinamento Regionale composto da rappresentanti di tutti le categorie presenti nel territorio e delle province dove siamo presenti (indipendentemente dalla consistenza numerica).

Il Coordinamento della Federazione Regionale, eletto, avrà in primo luogo il compito di predisporre le condizioni politico-organizzative per realizzare le scelte programmatiche stabilite nel Congresso Nazionale di Federazione, arricchite ed integrate con contributi originali frutto delle analisi, del dibattito e dell'attività in regione.

In altre parole, in membri di questo nuovo strumento organizzativo, insieme con i coordinamenti delle Province e con le categorie dovranno farsi carico, in modo collettivo e dialettico, del coordinamento, della gestione e della crescita complessiva dell'organizzazione.

Dovranno inoltre assumersi la responsabilità di pensare ed agire come rappresentanti, non solo e non tanto del proprio posto di lavoro o della loro categoria, ma anche e soprattutto dell'intera organizzazione.

Presupposto essenziale per realizzare questi obiettivi è la conoscenza precisa e dettagliata della presenza, della consistenza e dello "stato di salute" della RdB nel territorio regionale.

Un quadro adeguatamente definito di ciò che esiste e di come è strutturato, di come viene svolta l'attività sindacale, dei risultati che si ottengono.

Occorrerà quindi effettuare un vero e proprio "censimento", partendo dalla verifica:

§         Dei posti di lavoro dove esistono le nostre strutture;

§         Del numero degli iscritti nelle categorie (es. P.I. o Coop sociali), nei settori (es. Sanità), nei posti di lavoro (es. Ospedale S. Martino), nei territori (es. precari o immigrati);

§         Dell'articolazione organizzativa delle categorie tradizionali e di quelle del territorio: dal posto di lavoro ai coordinamenti di categoria e di settore, ai Coordinamenti Provinciali;

§         La tipologia e la diffusione dei servizi che siamo in grado di offrire e il numero di utenti che riusciamo a coinvolgere (CAF, uffici vertenze, associazioni consumatori, patronato, servizi legali)

Si tratterà quindi per il Coordinamento, in rapporto con le categorie e i Coordinamenti provinciali:

§         Di valutare la qualità dell'attività sindacale svolta e il funzionamento, ad ogni livello, degli organismi di direzione;

§         Di fare emergere, da un lato le problematiche e i punti deboli e, dall'altro, valorizzare le potenzialità esistenti;

§         Di contribuire alla definizione e alla concreta attuazione dei piani di lavoro previsti da parte delle categorie, dei settori e dei Coordinamenti provinciali.

Ciò al fine di stabilire:

§         dove è necessario consolidare e qualificare l'attività (es. principali ministeri ed agenzie fiscali);

§         dove è opportuno affrontare le difficoltà reali e riorganizzare il settore (es. INPS, Coordinamenti di alcune province);

§         dove, a fronte di notevoli potenzialità oggettive e soggettive, permangono difficoltà da superare (es. enti locali);

§         dove esistono ampie e concrete possibilità di sviluppo, a condizione di impegnare notevoli energie (es.sanità e cooperative sociali).

Oltre a partecipare alla gestione delle strutture esistenti, nel modo schematicamente indicato, il Coordinamento dovrà mettere in grado l'organizzazione di fare un vero e proprio salto di qualità e, insieme alle altre organizzazione della CUB, incominciare a misurarsi e intervenire complessivamente in merito a tutte le questioni di politica sociale ed economica che riguardano direttamente e indirettamente le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, più o meno precari, più o meno italiani, dei disoccupati e dei pensionati.

Per realizzare questo ambizioso ma irrinunciabile obiettivo, occorrerà incominciare un lavoro di inchiesta per analizzare in modo organico e approfondito:

§         le dinamiche politiche, sociali ed economiche che si manifestano nella nostra Regione;

§         le tipologie di attività produttive di beni e di servizi;

§         il modo in cui si va strutturando (e de-strutturando) il mercato del lavoro e le ricadute di queste trasformazioni sulle condizioni materiali dei vari tipi di lavoratori esistenti;

I risultati dell'inchiesta saranno utili per riflettere collettivamente su quanto avviene nella nostra Regione e potranno fornire importanti indicazioni sulle cose da fare.

Al Coordinamento Regionale, in collaborazione con le categorie e le Province, spetterà il compito di definire una vera e propria piattaforma di lavoro, un progetto di sviluppo dell'organizzazione che preveda dove estendere e consolidare la nostra presenza, in quali settori è necessario e possibile gettare le basi per un nuovo intervento, come estendere il nostro campo d'azione riguardo a questioni di carattere generale, che hanno diretta attinenza con i bisogni e le esigenze dei lavoratori (carovita e difesa del reddito, diritto alla casa, tasse e tariffe, salute, scuola, ecc ).

La scelta delle priorità di interevento e dei tempi e dei modi di realizzazione del nostro programma dovranno essere stabilite attraverso un'ampia discussione che sappia coinvolgere l'intero corpo della nostra organizzazione.

Al fine di fornire alcuni elementi di discussione si  propongono le seguenti ipotesi di lavoro:

§         Pubblico impiego (vedi anche pagine precedenti).  È il settore di gran lunga più consistente e dove siamo meglio strutturati. La priorità va data ai settori che ancora non hanno la maggiore rappresentatività (sanità ed enti locali), senza trascurare quelli dove abbiamo una presenza più estesa ed organizzata; 

§         Trasporti marittimi. È opportuno consolidare la nostra presenza nelle aziende (in particolare la CULMV) anche attraverso le elezioni delle RSU che, pur con i loro ben noti limiti, potranno dar modo ai nostri delegati di accedere alle trattative e di godere dell'agibilità sindacale. A queste condizioni, le possibilità di sviluppo sono notevoli. 

§         Coop. L'intervento va riorganizzato, partendo dalla formazione fortemente richiesta dai nostri delegati. Esiste un'area diffusa di simpatizzanti nelle coop di vario genere, ma sono pochi gli iscritti veri e propri. Molti di più sono coloro che si rivolgono a noi per un sostegno di qualche tipo, denunciando un crescente disagio. 

§         Precari e atipici (lavoratori a tempo determinato, con bassi salari e rari diritti). Ci sono quelli "tradizionali", presenti prevalentemente nel pubblico impiego, che stiamo organizzando in diversi posti di lavoro. Occorrerà estendere ed unificare l'intervento.

     Ci sono quelli che appartengono a tipologie di recente costituzione (a progetto, interinali ecc) ma largamente diffusi in ogni ambito lavorativo, privato e pubblico. L'organizzazione di questi lavoratori richiede modalità differenti e di più complessa realizzazione rispetto a quelli "storici", che condividono le stesse condizioni contrattuali nello stesso posto di lavoro.

Negli anni passati, il tentativo di dare vita ad uno "Sportello del precariato" in grado di occuparsi e di fornire consulenza e assistenza ai precari non ha dato buoni frutti. Occorre rilanciare questa iniziativa, dentro il servizio di consulenza lavorativa e legale (ufficio vertenze). Che abbiamo deciso di predisporre nelle sedi di Genova e La Spezia, insieme alle altre organizzazione della CUB.

Tale servizio, insieme al CAF (per ora presente in modo organizzato solo a Genova) e all'attività di patronato (svolta oggi in modo del tutto insufficiente dall'ACAI), può rappresentare un fondamentale punto di riferimento per i lavoratori sparsi sul territorio, spesso precari e/o privi di tutele, che vivono la loro condizione in un più o meno alto grado di solitudine.

Difesa dei salari e del reddito. Si rende necessario, per un sindacato come il nostro, intervenire, in modo propositivo e organizzato (non solo con iniziative spettacolari come abbiamo già fatto), rispetto al problema rappresentato dalla progressiva perdita di acquisto dei salari e delle pensioni, causa di un aumento crescente delle difficoltà economiche dei ceti popolari. La disoccupazione, il carovita, l'aumento degli affitti, della tasse e delle tariffe, della spesa sanitaria e dell'istruzione, provoca una crescita del disagio sociale a cui occorre dare risposta, organizzando rivendicazioni collettive e aprendo vertenze, individuando come controparti la grande distribuzione commerciale e, in misura largamente prevalente, il governo e gli enti locali.

Immigrazione. Oltre alla partecipazione alla costruzione della CUB Immigrati, che esiste da qualche tempo a Genova, dovremo provvedere alla formazione e, nel caso, alla tutela, legale e politica, dei lavoratori immigrati che si occupano direttamente del servizio di informazione.

Questioni ambientali. Terzo valico, inceneritori e impianti di produzione e trasformazione dei prodotti petroliferi inquinanti situati nei centri abitati, cementificazioni di aree (es. parco dell'Acquasola a Genova), eccetera. Molti sono i comitati nati spontaneamente in difesa del territorio, della salute e dei beni di proprietà pubblica. Dobbiamo partecipare alla loro attività, provando ad allargare e unificare le varie esperienze di lotta, andando oltre le posizioni troppo localistiche.

Energia. A partire dalla lotta alle privatizzazione (gravissima a Genova quella riguardante l'acqua) e dalla comprensione delle ricadute nel nostro territorio delle politiche energetiche nazionali, il nostro obiettivo sarà quello di intervenire all'ENEL di Savona, dove abbiamo alcuni iscritti e a Genova e a La Spezia, dove ci sono simpatizzanti di "lungo periodo". Anche all'AMGA (gas e acqua), unificata con l'AEM di Torino, sono presenti lavoratori interessati al nostro sindacato, con cui occorre consolidare il rapporto.

Rapporto con gli enti locali. In seguito alla riforma degli ordinamenti costituzionali operati dai vari governi, i Comuni, le Province e le Regioni hanno accresciuto al propria competenza rispetto a molti argomenti: sanità, istruzione, legislazione del lavoro, occupazione, attività produttive, infrastrutture e trasporti, privatizzazioni di beni e di servizi pubblici, tasse e tariffe.

Dovremo quindi aprire un confronto/scontro con la Regione e gli altri enti locali, su definizione e relativa applicazione nel nostro territorio delle politiche riguardanti queste materie, proponendo dove necessario soluzioni diverse o alternative, che vadano nella direzione della tutela degli interessi dei lavoratori e dei ceti popolari.

Negli anni passati a Genova abbiamo dato vita e gestito positivamente la vertenza degli LSU riuscendo, con scioperi e manifestazioni, a fare assumere a tempo indeterminato tutti i lavoratori della Provincia, del Comune di Genova e della Regione.

Quella vertenza rappresenta un modello di relazione da instaurare con gli enti locali, un metodo da praticare: per noi è poco utile partecipare esclusivamente a momenti di concertazione, dove veniamo informati delle decisioni prese dagli enti e da CGIL, CISL e UIL, oppure dibattiti o feste natalizie e pasquali.

Ciò che conta per noi è riuscire, attraverso il conflitto organizzato, ad aprire reali tavoli di trattative ed essere riconosciuti come autentica controparte.

La CUB Regionale

In Liguria è ormai all'ordine del giorno la possibilità di dare vita ad una struttura regionale della CUB.

Quasi tutte le categorie sono presenti nel nostro territorio. Con molte abbiamo già sviluppato un consolidato rapporto di collaborazione.

Il Coordinamento regionale di federazione RdB dovrà accelerare il percorso verso una più organica unità programmatica ed organizzativa, da realizzarsi nel rispetto delle diverse, ma non incompatibili, caratteristiche delle varie organizzazioni e delle singole categorie. Un livello più avanzato di coordinamento e di unità a partire dall'identità collettiva costruita in questi anni e da una piattaforma generale di lotta, che nelle sue linee essenziali esiste già ed in Liguria è largamente condivisa e che dovrà essere messa in pratica con convinzione.