RAGIONERIA TERRITORIALE: MARZO 2011 - MARZO 2012
Il primo marzo 2011 venivano soppresse le DIREZIONI TERRITORIALI dell’ECONOMIA e FINANZE, storiche articolazioni provinciali del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Ricorre in questo mese un anniversario forse rimosso ma significativo nello smantellamento di un altro pezzo dello stato sociale.
Il primo marzo 2011 venivano soppresse le DIREZIONI TERRITORIALI dell’ECONOMIA e FINANZE, storiche articolazioni provinciali del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Cavalcando l’onda dei tagli tout court il Governo eliminava gli Uffici, che amministravano su tutto il territorio nazionale, gli stipendi dei dipendenti delle Scuole Statali di ogni ordine e grado e dei vari uffici statali - dai Tribunali alle Soprintendenze, dalle Dogane ai Vigili del Fuoco alle Guardie Carcerarie, per fare solo alcuni esempi. Le Direzioni Territoriali erogavano inoltre le pensioni di guerra, curavano il servizio di Cassa Depositi e Prestiti, fornivano gratuitamente il servizio di Assistenza Fiscale agli amministrati.
I servizi erogati dalle DTEF sono passate alle Ragionerie Territoriali dello Stato in aggiunta alle competenze di questi uffici, con l’effetto dirompente del raddoppio della mole di lavoro, senza alcun piano operativo né per gestire l’emergenza iniziale né per l’assetto funzionale futuro e con l’acquisizione della sola metà del personale dell’ex DTEF.
Infatti, l’altra metà del personale di quegli uffici e’ stata indotta a transitare all’AAMS per potenziarne la struttura operativa alle prese con la crescita esponenziale del mercato del gioco, con la necessità del contrasto alle attività illegali ad esso collegati e con gli altri compiti istituzionali di questa Amministrazione.
Il Governo ed il MEF, anziché intervenire con investimenti e nuove assunzioni che, di fatto, si sarebbero auto-finanziate, hanno scelto invece di incrementare il personale dell’AAMS sottraendolo agli uffici periferici del nostro Dicastero, impoverendo i servizi dei territori e aggravando la situazione occupazionale.
A Genova, solo il 30% dei dipendenti è rimasto al MEF e la RTS si è ritrovata a dover gestire i nuovi compiti con solo 1/3 del personale prima adibito.
Questa situazione è stata affrontata senza alcun intervento programmato e facendo ricadere sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini utenti le inevitabili conseguenze.
In questo anno i lavoratori della RTS di Genova hanno vissuto lo scempio dei servizi, che sono stati ridimensionati come quello dell’informazione all’utenza o addirittura aboliti come quello dell’assistenza fiscale. Gli stessi lavoratori, mortificati nella loro dignità professionale sono stati letteralmente mandati allo sbaraglio ed è solo grazie a loro impegno professionale ed anche umano che si è potuto evitare il peggio!
L’Amministrazione centrale è stata deliberatamente e colpevolmente assente, disattendendo anche gli impegni minimi assunti tanto che ancora non ha neppure predisposto la struttura operativa degli uffici periferici, non ne ha quantificato le dotazioni organiche, né ha ancora in cantiere misure d’intervento di carattere eccezionale e/o ordinario.
La stessa Amministrazione, però, ha lanciato la sperimentazione del sistema Sivap per misurare la produttività individuale dei lavoratori mediante una diabolica rappresentazione aritmetica del lavoro e auto -proclamandosi Giudice inappellabile del destino salariale e professionale dei lavoratori.
Questo sistema, una volta entrato a regime, dovrebbe rappresentare lo strumento infallibile per l’erogazione del salario accessorio differenziato, la classificazione del merito professionale con gli ultimi della lista candidati per il licenziamento.
Tutto questo, unitamente ai tagli salariali, al blocco contrattuale, alle nuove norme sulla mobilità e licenziamento, determina una condizione insopportabile.
La USB della RTS di Genova lancia un appello a tutti i lavoratori delle RTS e dei dipartimenti centrali per costruire un percorso di mobilitazione che metta in primo piano:
la vertenza specifica degli uffici territoriali ;
il sabotaggio del SIVAP con il rifiuto collettivo delle schede di valutazione;
la rivendicazione di un FUA equo e trasparente depurato da utilizzi impropri e fuori controllo.