Iren Genova, il lungo passaggio da municipalizzata a SPA: da calda e subito, a fredda
Il Gruppo Iren è una delle star del firmamento della new economy green e dell’economia circolare, ma dietro agli “eventi”, alle luci e ai sorrisi smaglianti, la situazione è un po’ diversa… mentre agli operai di IRETI si offre la “realtà aumentata”, nel mondo reale ci sono docce con acqua fredda, allagamenti negli spogliatoi e roditori nei piani terra.
Nell’area operaia si tende sempre più alla figura unica (per questa azienda meccanici, elettricisti, caldaisti, conduttori e operai generici o saldatori sono un tutt’uno): il mono-operatore, alla faccia della sicurezza, è sempre più diffuso e, in cambio di piccole concessioni, la maggior parte di noi se la fa andare bene…
Gli allagamenti non mancano nemmeno nella nuova sede da 26.000.000 di euro, dove speriamo sia almeno stato fatto il collaudo antincendio… Sembra quasi che tutte le ditte di manutenzione si stiano comportando come fanno le aziende quando non vengono pagate… Ridotte le ore alle imprese di pulizia (ovviamente NON per gli uffici degli AD). La stessa sede dove, per problemi di estetica, domina un monitor da 50 pollici ad ogni angolo con i filmati di propaganda aziendale continua, ma non si concede il punto di affissione previsto dalla Legge 300, relegandolo a un corridoio isolato.
Insomma, siamo la punta di diamante dell’economia circolare, ma l’azienda che distribuisce l’acqua non è in grado di collocare nella mega nuova sede ultratecnologica una rete di boccioni per la distribuzione dell’acqua potabile e colloca macchinette che distribuiscono bottigliette di plastica… È quasi comico, ma meno comico è che si riesca a organizzare “Ocean Race” e non si riesca a garantire a chi lavora la possibilità, in inverno, di fare una doccia calda…
(D.gs. 81/2008 – Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, art. 55, art. 68 e art. 2087 c.c.). In presenza di condizioni di rischio per la salute, come la mancanza di strutture igienico-sanitarie obbligatorie (docce con acqua calda, spogliatoi idonei, ecc.), il lavoratore può rifiutarsi di proseguire la prestazione. E ricordiamoci che da soli non siamo nulla, ma organizzati siamo imbattibili.
Continua dagli uffici la fuga di talenti, perché anche nel lavoro “qualificato” vengono date ai nuovi assunti prospettive di carriera che poi non vengono rispettate, come parte dei dipendenti con più anni di servizio ha capito per esperienza diretta da qualche tempo.
Sono tutte situazioni apparentemente diverse, ma che hanno un nodo comune che dovrebbe essere scontato: ce la possiamo raccontare su mission, vision e appartenenza, ma TUTTI siamo romantici e lavoriamo per ciò che vediamo in busta paga a fine mese.
In questo quadro, solo una soluzione: l’unità dei lavoratori, perché in modo diverso tutti abbiamo la stessa controparte. Noi non siamo l’azienda, siamo quelli che la fanno andare avanti.