Genova: inizia la rivolta dei lavoratori AMIU?

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Genova: inizia la rivolta dei lavoratori AMIU?

 

A leggere stamattina gli ineffabili bollettini on line dei giornali locali (Secolo XIX e Repubblica-Genova) ieri a Genova non è successo niente. Eppure, ieri mattina alla sala Chiamata del Porto, è andata in porto una durissima contestazione dei lavoratori dell'igiene urbana AMIU nei confronti dei sindacati confederali e autonomi che spadroneggiano nell'azienda tutt'ora totalmente pubblica.

I sindacati confederali e autonomi avevano infatti indetto una assemblea pubblica per far approvare il nuovo contratto di settore, approvazione contestata in tutta Italia e che sta ricevendo parecchi voti contrari. A Genova la situazione è però ancora più complicata in quanto è in dirittura di arrivo la procedura di privatizzazione di AMIU le cui quote saranno cedute alla multiutility IREN, l'unica ad aver presentato bando pubblico di acquisizione.

I lavoratori contestano il nuovo contratto ma la rabbia è aumentata dal processo di privatizzazione che i sindacati hanno la faccia tosta di nascondere. In realtà, Cgil, Cisl, Uil e Fiadel, in perfetta assonanza con il Sindaco Doria, considerano, con sprezzo del ridicolo, IREN come un partner pubblico. Come tutti sanno invece, IREN è una multiutility privata che controlla tra l'altro la gestione dell'acqua a Genova. Sindacati confederali e giunta di centrosinistra dovrebbero battersi per la ripubblicizzazione dell'acqua come richiesto da un referendum nazionale e invece prendono in giro i lavoratori sostenendo di aver salvato il carattere pubblico di AMIU.

Come spesso accade in questi casi, ieri l'assemblea pubblica con oltre 500 lavoratori si è svolta in un clima di confusione. USB e il coordinamento ULA (Unione Lavoratori AMIU) volantinavano fuori dalla sala contro il nuovo contratto e contro la svendita di AMIU mentre, all'interno, i sindacati tenevano il solito teatrino surreale sostenendo di aver ottenuto una grande vittoria. La confusione tra i lavoratori è molto alta in quanto nei mesi scorsi i confederali avevano indetto parecchi scioperi contro la privatizzazione. Peccato che gli stessi burocrati che al mattino sfilavano con slogan rivoluzionari, al pomeriggio si incontravano con il Sindaco per stabilire le regole della privatizzazione. Questo atteggiamento indecente è una caratteristica tipica dei sindacati genovesi: tutta la Cgil, nei mesi scorsi, è scesa in piazza anche contro la Giunta ma l'avvicinarsi delle elezioni comunali sembra aver compattato Sindaco e organizzazioni sindacali terrorizzati da una possibile sconfitta del centrosinistra. Visto che di cambiare politica non se ne parla proprio, il modo migliore rimane quello di ingannare i lavoratori. E continuare con le privatizzazioni, la svendita del patrimonio industriale etc..

Durante l'assemblea un buon gruppo, ben oltre la metà, ieri ha contestato duramente e ha abbandonato la sala lasciando i burocrati di fronte a pochissimi lavoratori. Le immagini parlano chiaro. I lavoratori hanno lasciato la sala perché stufi di essere ingannati.

E' ovviamente presto per capire se i lavoratori hanno assunto la consapevolezza necessaria in questa fase e sono pronti ad abbandonare i sindacati complici. Sicuramente i giornali locali tacciono perché sanno che la contestazione ai sindacalisti è anche una contestazione al Sindaco e al PD che stanno riorganizzandosi per le prossime elezioni. Altro che manipolo di sobillatori esterni, come sostengono alcuni burocrati, la contestazione arriva dall'interno dell'azienda che non è pacificata come vorrebbero lorsignori.

Per il sindacato di base USB e per i lavoratori combattivi comunque quello di ieri è un ottimo risultato. Se cade la maschera del sindacato complice e di una politica pronta solo a seguire le direttive liberiste della UE è un buon viatico per riprendere il filo di una lotta decisiva contro le privatizzazioni e contro l'impoverimento cittadino. E progettare un futuro diverso per la città di Genova.                                                   

 Roberto Pardini -per Genova city strike