Emergenza sanitaria a Genova: Toti e la sua giunta responsabili del disastro

Genova -

Pronto Soccorso in sofferenza, pazienti lasciati per giorni sulle barelle, ambulanze bloccate perché non vengono restituite le barelle, personale provato da un'emergenza senza fine. La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere il disastro politico-gestionale del Servizio Sanitario Regionalizzato, confermato dal caos dei Pronto Soccorso nell’area metropolitana di Genova.

Il piano pandemico approvato da anni non è stato realizzato. La prima ondata aveva già messo in luce le principali criticità ospedaliere: carenza di posti letto; mancanza di personale medico, infermieristico, tecnico e di supporto; nessun adeguato approvvigionamento di DPI. Anche la medicina di base del territorio totalmente disorganizzata ha influito negativamente: non è servita per rispondere alle richieste dei pazienti.

Dopo la prima ondata gli esperti avevano annunciato che con la stagione autunnale ne sarebbe arrivata una seconda. Il cittadino comune dava per scontato che l'esperienza fosse servita per riorganizzare il Servizio Sanitario Regionale.

Non avevano fatto i conti con la classe politica responsabile del disastro: nonostante le tragedie loro non cambiano, si confermano indegni. Non stupisce perciò che il presidente della Regione, Giovanni Toti, scriva che i pazienti anziani siano “non indispensabili allo sforzo produttivo del paese”.

Meraviglia però che lo stesso presidente Toti stia pensando ad un ospedale in Fiera con 100 posti letto dopo aver visto una pseudo nave ospedale (dell'amico armatore) con qualche decina di posti letto, che costa però ai contribuenti liguri circa un milione e duecentomila euro al mese.

 

E rimaniamo basiti nel leggere il direttore sanitario dell'Ospedale Galliera dichiarare che:

 

  • al Padiglione C ci sarebbero solo due reparti utilizzabili (perchè non dice che gli altri quattro reparti sono stati adibiti a semplici ambulatori e per l'attività privata dei medici?) ma da rimettere a posto (dopo aver speso milioni di euro per creare i reparti di degenza h24 - e poi non utilizzati a tale scopo - servono ulteriori spese per rimetterli a posto?)
  • sono stati svuotati dalla degenza per problemi di percorsi interni e di sicurezza, mancano le scale antincendio (invece nei padiglioni ottocenteschi ci sono? Perché non le hanno installate dopo aver preso l'impegno nel 2007?)
  • c'è un solo montacarichi per lo spostamento dei pazienti (non sa l'esimio direttore che c'è anche il corridoio utilizzato dal personale delle officine che viene già utilizzato - quando non funziona l'ascensore n. 7 - per arrivare ai due montacarichi - n.6 - con barelle e sedie a rotelle?)

 

Infine ci delizia con la stupefacente affermazione sul padiglione C: “Sarebbero lavori lunghi, dispendiosi e anche folli. Si ricaverebbero poco più di 40 posti letto.”

Affermare che il padiglione C (la struttura più sicura e moderna del nosocomio) è stato “svuotato per problemi di percorsi interni e di sicurezza” è una boiata pazzesca. Chi conosce le strutture sa perfettamente che il padiglione C dispone già di due scale di ingresso/uscita dai vari piani, ha due montacarichi e due ascensori per gli utenti ed è quasi totalmente a norma per le norme di sicurezza architettoniche. Diciamo quasi perché mancherebbero due scale laterali per le vie di fuga.

Al contrario, i padiglioni ottocenteschi sono palesemente più a rischio per i pazienti e per gli operatori, per le stesse ragioni che asseriva il direttore. Quasi tutti i reparti hanno un'unica via di entrata/uscita (quindi sono privi di vie di fuga e di scale antincendio), camerate con assembramento dei pazienti (vietato dai DPCM e dai virologi, ma in ospedale è permesso, il virus è strano...), e sono privi dei comfort che potrebbe garantire l'utilizzo dei sei piani del padiglione C. Che dispongono di camere con due posti letto e bagno, aria condizionata, ecc. Sei piani con una potenzialità di oltre 120 posti letto (molti di più di quelli che Toti vorrebbe realizzare nell'area della Fiera) che già oggi potrebbero essere utilizzati per i pazienti di bassa e media intensità di cure. Dei posti letto dentro un ospedale, già attivi e funzionali!

Invece Toti e i suoi valvassini alla guida delle ASL pensano a sprecare soldi e risorse umane, in un momento tragico. Si lamentano che non ci sia personale disponibile da assumere negli ospedali (lasciando il personale già in servizio allo stremo, umiliato e offeso da una gestione infame). Però se arriva la “nave ospedale” o un ospedale da campo, come per magia spuntano medici, infermieri, oss e tutto il personale che serve per far vedere quanto sono (in)capaci...

Avvisiamo Toti, la sua giunta e tutti i responsabili della gestione/organizzazione sanitaria in Liguria. Per superare questa pandemia servono operazioni lungimiranti. Per rafforzare la sanità pubblica è necessario riattivare tutti i posti letto dismessi. Con la riattivazione dei posti letto nei padiglioni ospedalieri è più facile ed economico gestire il personale e tutto il necessario logistico. Il personale in via di assunzione deve andare a supportare lo straordinario lavoro dei sanitari che, da inizio anno, stanno dando risposte eccellenti nonostante la mala gestione e un'organizzazione inadeguata.

Respingiamo al mittente la folle idea di aumentare i posti letto dentro le RSA (Lombardia docet) per i pazienti positivi di livello medio/basso. Al contrario si deve portare al minimo quel tipo di degenza e, nel caso, far rientrare nella sanità pubblica il personale dipendente delle RSA e i pazienti che hanno bisogno di cure e assistenza ospedaliera.

 

USB  SANITÀ  LIGURIA