Città Metropolitana di Genova. ESISTE LA “PROPRIETÀ INTELLETTUALE” NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?
ESISTE LA “PROPRIETÀ INTELLETTUALE” NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?
Nella Città Metropolitana di Genova, per motivi a dire il vero confusi e apparentemente pretestuosi, è stato sollevata con modalità esagerate e pesanti una questione relativa ad un presunto diritto di “proprietà intellettuale” violato.
L’oggetto consisterebbe in alcune tabelle excel ad uso interno agli uffici. Non la Gioconda, quindi.
Il misfatto si sarebbe verificato ad opera di altri dipendenti, di un altro ufficio, sempre per l’organizzazione di dati ad uso interno. Non per venderli al KGB, quindi.
La questione però è grave e apre una serie di interrogativi.
La prima domanda che noi tutti, in quanto dipendenti della Città Metropolitana di Genova, ci poniamo legittimamente a questo punto è: cosa può essere considerato nella pubblica amministrazione “proprietà intellettuale”?
Un dipendente/dirigente può attribuirsi la “proprietà intellettuale” di un documento di ufficio? Esiste una norma, una definizione in base alla quale un oggetto è considerato “proprietà intellettuale” e un altro no?
Cosa può essere considerata un’opera dell’ingegno il cui inventore deve preoccuparsi di tutelare da abusi e usi distorti da parte di soggetti terzi non autorizzati, rispetto ad un banalissimo strumento di lavoro?
Può un singolo individuo minacciare e mettere in atto una “protezione” (si immagina password) su un file prodotto nella pubblica amministrazione e per la pubblica amministrazione, precludendo l’accesso ad altri colleghi?
Se è così, ed ogni dipendente è autorizzato a precludere l’accesso a schemi, relazioni, lettere, slides e qualsiasi altro documento che percepisce di sua “proprietà intellettuale”, come si concilia tutto ciò con il lavoro di gruppo (o teamwork), lo sviluppo delle interazioni tra i dipendenti, la sinergia delle differenti competenze, abilità, personalità e punti di vista, al fine di incrementare la performance di ente, che ogni bravo leader deve saper valorizzare?
Oppure quando si parla di tutte queste nuove frontiere per il raggiungimento del “benessere organizzativo” (perché con gli stipendi da fame non è che si può pretendere tanto altro ...) sono tutte chiacchiere, pure un po’ ipocrite (a dirla tutta)?
A questo punto si chiede che l’amm.ne chiarisca immediatamente se i dati e i documenti prodotti all’interno di un ufficio sono proprietà ad uso comune o proprietà esclusiva chi li elabora.
Di conseguenza, deve chiarire se un/una collega che si trasferisce o va in pensione si deve/può portare via anche 43 anni (in caso di pensione) di pratiche, dati, documenti, tabelle prodotti da lui/lei.
E chi resta riparte da zero ogni volta.
USB invita, nell’attesa di una chiara e definitiva presa di posizione dell’amm.ne, la lavoratrici ed i lavoratori ad utilizzare, a scopo cautelativo solo ed esclusivamente i propri documenti, al fine di non incorrere in possibili violazioni.
USB P.I. Funzioni Locali Liguria