AMIU Genova.Ora siamo più forti. Usiamola questa forza!
Ora siamo più forti. Usiamola questa forza!
In questi mesi una tempesta si è abbattuta sul mondo intero, ma in particolare su chi, come noi, ha dovuto affrontare l’epidemia di Covid-19 continuando a lavorare, per garantire un servizio fondamentale alla città. Come medici e infermieri, autisti del trasporto pubblico, lavoratori delle industrie che producono prodotti di prima necessità o i cui padroni, semplicemente, hanno pensato che non valesse la pena di compromettere il fatturato per salvaguardare la vita dei propri dipendenti. Una cosa l’abbiamo ottenuta: il mondo ha riscoperto che senza di noi la società si ferma, ma aldilà dei riconoscimenti formali da parte della politica e dei media tutto va avanti come prima. Avere guanti, mascherine e detergenti, vedere i nostri spogliatoi sanificati regolarmente, difendere i nostri stipendi, i nostri diritti, addirittura le nostre ferie: sono tutti risultati che ci siamo dovuti conquistare e abbiamo ottenuto solo in parte, in alcuni casi, non ci siamo riusciti.
In Toscana un collega di una cooperativa che lavorava in appalto per un’azienda di igiene ambientale è stato licenziato perché aveva denunciato alla stampa la carenza di DPI. Qui in AMIU abbiamo assistito alla farsa della ‘banca ore solidale’: l’azienda ci chiede di accollarci il costo di 4.600 ore di lavoro non prestate da una novantina di colleghi che i nostri dirigenti hanno scelto di tenere a casa quando avrebbero potuto tranquillamente continuare a lavorare nei loro servizi o essere ricollocati nei servizi rimasti attivi. CGIL CISL UIL e Fiadel, invece di chiedere ad AMIU di assumersi le proprie responsabilità e dire che le ferie dei lavoratori non si toccano, hanno preferito ancora una volta tutelare il bilancio aziendale invece dei nostri miseri bilanci familiari.
Di una cosa però a CGIL CISL UIL Fiadel bisogna dare atto: sono coerenti. Sono i sindacati che all’ultimo rinnovo contrattuale ci hanno ‘regalato’ due ore di lavoro in più, che hanno donato parte dei nostri aumenti contrattuali a enti bilaterali e fondi integrativi nei cui consigli di amministrazione siedono, remunerati coi nostri soldi, i loro rappresentanti. Fondi integrativi introdotti con la garanzia che l’adesione sarebbe stata ‘volontaria’ (come la banca ore solidale). E sono anche i sindacati che 3 anni fa hanno accompagnato la fusione IREN-AMIU fino a quando non si sono scontrati con la nostra reazione (qualcuno è stato ancor più coerente e l’ha sostenuta fino alla fine). Se nelle prossime settimane l’amministrazione e AMIU finalmente sottoscriveranno il nuovo contratto di servizio si tratta di un risultato che è frutto di quelle lotte dei lavoratori contro la precedente amministrazione, affiancata, in parte e almeno fino a un certo punto, da quelle organizzazioni.
La nuova amministrazione ha avuto il merito di cestinare quell’operazione e di tenere AMIU in mano pubblica, ma è ormai chiaro che ha fatto buon viso a cattiva sorte e dopo aver sfruttato elettoralmente i disastri di Marco Doria sta cercando di ottenere lo stesso risultato con una tattica più astuta: invece di procedere alla cessione a IREN (di fatto una privatizzazione) svuotare la nostra azienda a poco a poco attraverso le esternalizzazioni, la riduzione delle risorse e del personale e una non meglio definita partnership con IREN per la realizzazione degli impianti, in cui AMIU è evidentemente il soggetto debole.
La nuova amministrazione ha avuto il merito di cestinare la fusione con IREN e di tenere AMIU in mano pubblica, ma ormai è chiaro che dopo aver sfruttato elettoralmente i disastri di Marco Doria sta cercando di ottenere lo stesso risultato con una tattica più astuta: invece di procedere alla cessione a IREN Bucci sta svuotando la nostra azienda a poco a poco…
La situazione è delicata perché il tentativo di portare in porto quest’operazione avverrà nel quadro più generale dell’emergenza sanitaria e della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale ormai scaduto e il pallino passerà nelle mani della Città Metropolitana. I lavoratori oggi sono rafforzati dal credito accumulato in questi mesi presso l’opinione pubblica e noi pensiamo che questa forza vada investita per contrastare quel disegno e più in generale una politica che mira a far pagare a noi le crisi provocate dalle scelte di chi governa l’economia e le nostre aziende.
Abbiamo deciso di produrre questo foglio aziendale per rispondere a questa situazione. La nostra presenza in RSU in questi anni in parte è servita a evitare una politica sindacale di concessioni all’Azienda e al Comune e questo spiega come mai CGIL CISL UIL e Fiadel abbiano fatto di tutto per tenere fuori la RSU dai tavoli di trattativa, anche utilizzando il giochino della doppia casacca: i loro rappresentanti sono dirigenti dei loro sindacati e anche membri della RSU, per cui decidono di volta in volta che ruolo giocare. Ma non basta: ora bisogna che i lavoratori vigilino, esercitino il loro controllo, si attivino sul posto di lavoro e si preparino, se necessario, a fare come 3 anni fa. InformAzione vuol essere uno strumento di dibattito, informazione, organizzazione e coordinamento pensato per agire, appunto, superando le limitazioni del semplice volantino. Buona lettura!
TOSCANA Licenziato RSA, chiedeva DPI per i colleghi
ATI, cooperativa in appalto del servizio d’igiene ambientale in alcuni comuni della Toscana, licenzia Gabriele Sarti, un RSA rappresentante dei lavoratori, perché ha denunciato l’assenza dei dispositivi di protezione individuali e il mancato rispetto di quanto previsto dalle disposizioni del Ministero della Salute, della Regione Toscana, dell’Istituto Superiore della Sanità nonché dal protocollo d’intesa per i servizi ambientali del 19 marzo, firmato dalle associazioni datoriali e dalle organizzazioni stipulanti il CCNL di categoria. Disposizioni nazionali per la regolamentazione delle misure per il contrasto ed il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro costantemente e colpevolmente disattese da tantissime aziende del settore.
E’ un caso che sia successo in una cooperativa? Esternalizzazioni significa anche meno diritti. Ecco perché USB è contraria.
Noi operatori dell’Igiene Ambientale denunciamo questo atto arrogante che vuole intimidire i lavoratori e che mette a rischio contagio i loro familiari e l’intera comunità!
Noi rsu/rsa/rlssa che sottoscriviamo accogliamo l’appello di USB
chiediamo:
L’immediata revoca del licenziamento e reintegra del lavoratore;
L’applicazione di tutte le norme previste per la sicurezza e il contenimento del contagio da COVID -19;
La revoca dell’appalto ATI e l’internalizzazione del servizio pubblico d’igiene ambientale
p/AMA SpA Roma le RSU: Giovanni Belluomo, Giuseppe Iemme, Piero Improta, Ivano Albanesi, Salvatore Capodaglio, Ronci Roberto, Carlo Pascolini, Aldo Marras, Claudio Maio, Alessandro Mudanò; la RLSSA Gianluca Murzilli. p/AMIU Genova le RSU: Paolo Petrosino, Attilio Vacca, Michela Cevasco; la RLSSA Susanna Silingardi. p/ p/AVA Schio le RSU:Loris Gatti, Mauro Balasso, Luc Thibault; la RLSSA Mauro Balasso. p/AMSA Milano le RSU: Ciro Montalbano, Ferdinando Di Somma, Giancarlo Rivieccio. p/ASIA Napoli le RSU Carmine Puggillo, Lucio Cerullo; la RLSSA Lucio Cerullo. p/ prov. Lecce Pianello Rosario rsu Gialplast, Paolo Sanso rsu Biagio Colombo, Tommaso Giannelli rsu, Stefano Urso rsu Muccio igiene Ambientale, Massimo Piroddi rsu Iren San Germano Cagliari, p. Cantiere di Adrano la RSA Bua Giuseppe. p/ Cantiere di Aci Sant’antonio la RSA Coco Giuseppe. p/ Cantiere di Acireale la RSA Liggeri Sebastiano. p/AVR SPA Reggio Calabria la RSA Angelo Mautone. p/SEA AMBIENTE Viareggio le RSU Roberto Antoni, Alessio Cerisoli, Moriconi Giuseppe (cgil), Ferrari Filippo (fiadel): La RLSSA Claudio Leanza. p/Cantiere Tremestieri Etneo la RSA Benedetto Napoli; Corso Massimo RSA Cantiere Gravina di Catania; Messina Giuseppe RSA Cantiere Aci Catena; Spinale Roberto RSA Cantiere Biancavilla; Munzone Ferdinando RSA Cantiere CATANIA; Anzalone Sebastiano RSA Cantiere Mascalucia; Spampinato Massimo RSA Cantiere Misterbianco; Sabato Mario RSA Cantiere Randazzo; Privitera Alfio RSA Cantiere Trecastagni; Leonardi Carmelo RSA Cantiere Valverde; Guardò Massimo RSA Cantiere Viagrande; Farcisi Alberto RSA Cantiere Motta Sant’Anastasia; Murabito Raffaele RSA Cantiere San Gregorio di CATANIA; Maugeri a Luca RSA Cantiere Zafferana Etnea; Distefano Roberto RSA Cantiere Ragusa; Faraci Luca RSA Gela. Cantiere p/SANGALLI Andria BT le RSU: Sabino Albano, Nino Germoglio p/CSP Civitavecchia le RSA: Francesco Scattaglia la RLSSA Dangelo Sergio. p/ GISEC SpA Caserta le RSU Alfredo Gagliotti, Giuseppe Coppola, Fabio Avitable; la RLSSA Costanzo Iannotta. p/AM TECNOLOGY SRL Campagnano di Roma la RSA Francesco Formica. p/SAMIAMBIENTE SRL Tolfa RM la RSA Alessio Orchi. p/Geofor Pisa RSU Stefano Teotino, Tommaso di Lalla. p/Revet Pisa RSU Michele Pellegrino. p/Aamps Livorno Rls Alderigi Tiziano, Satta Romano. p/Aamps Livorno rsu Marco Fontana. (da USB.it 11 aprile 2020).
Banca ore negativa: valore aggiunto o detratto?
Il 14 marzo (di sabato…) CGIL CISL UIL e FIADEL, scavalcando la RSU, hanno firmato un accordo che prevedeva anche la ‘banca ore negativa’, cioè che AMIU tenesse temporaneamente i lavoratori a casa e che questi restituiscano le ore con prestazioni in straordinario. USB si è subito opposta, sottolineando che tale istituto non è neppure previsto dal contratto nazionale. In un’azienda come la nostra non riuscire a collocare in altri servizi, provvisoriamente, 90 persone è indice di una chiara incapacità organizzativa e soprattutto della volontà di continuare ad affidare il lavoro a ditte esterne (vedi sanificazioni e igienizzazione del suolo e delle tappe). Lo conferma la scelta di sospendere alcuni servizi pagati dal Comune fuori dal contratto di servizio (autospurghi), mentre si sarebbe potuto pulire le caditoie a mano nelle zone non carrabili e usare i mezzi per la pulizia delle strade ecc.
La cosa veramente incredibile però è stato il balletto tra azienda e sindacati per non far pagare tutte ai lavoratori le 4.600 ore che i lavoratori dovrebbero restituire ad AMIU, circa 120.000 euro, cioè lo 0,075% del bilancio annuale di AMIU, insomma un’inezia. Qui sono emersi chiaramente i piani dell’azienda per il futuro e l’obiettivo di usare la pandemia per mettere ancora in un angolo sindacati non più abituati a contrastare con efficacia i desiderata aziendali (forse dovrebbero imparare qualcosa dalla lotta dei lavoratori di ArcelorMittal a Genova). Lo scopo dell’Azienda era far diventare la banca ore negativa un’istituzione aziendale permanente, permettendole, in caso di necessità, di lasciare a casa i lavoratori pagati e di recuperare i costi chiedendo a tutti i colleghi di contribuire rinunciando alle ore di ferie eccedenti le 152 previste per legge. Il balletto è durato oltre tre settimane, con CGIL CISL UIL e Fiadel (che a marzo avevano incautamente dato il via libera alla banca ore negativa senza neppure stabilire come gestirla) preoccupate che AMIU procedesse semplicemente al recupero a spese dei 90 malcapitati colleghi. Tra l’azienda che non voleva saperne di pagare e noi che dicevamo no alla banca ore, CGIL CISL UIL e Fiadel sono state costrette a inventarsi uno di quei tipici accordi che servono a seminare una cortina fumogena senza risolvere i problemi. Ai colleghi che hanno continuato a lavorare viene chiesto di donare le proprie ore di ferie in cambio di un ‘premio’ di 120 euro lordi (netti un’ottantina) che l’Azienda cercherà di detrarre dal prossimo premio di produzione, come aveva scritto inizialmente nel testo (la frase è stata eliminata ma è chiaro che l’orientamento è quello). I sindacati ‘ottengono’ 15 assunzioni, cioè le 25 assunzioni previste da un precedente accordo meno 10 (lo chiamano ‘valore aggiunto’, a noi sembra ‘valore detratto’).
Ancora una volta a pagare saranno i lavoratori. I 90 colleghi lasciati a casa senza motivo pagheranno due o tre volte: di fatto hanno già perso il premio di 100 euro del governo, perderanno il premio di 120 euro lordi di AMIU e rischiano di pagare il 20% delle 4.600 ore se gli altri colleghi non cederanno le proprie ore. Questi ultimi invece o pagano rinunciando a delle ore di ferie o rischiano l’accusa di non essere ‘solidali’. AMIU dovrà coprire l’80% delle ore di lavoro perse, ma con le dieci assunzioni in meno in un anno risparmierà tre volte tanto. Ma soprattutto incassa un precedente: alla prossima crisi tornerà alla carica con una nuova banca ore negativa, quei sindacati non potranno dire di no e Genova potrà essere considerata ‘un esempio a livello nazionale’ da usare magari per far inserire la fregatura nel prossimo CCNL.
Le relazioni sindacali non saranno più come prima della pandemia. La linea padronale dettata da Confindustria è chiara: anche questa crisi la devono pagare i lavoratori e gli aiuti bisogna darli alle imprese. Perciò dobbiamo prepararci: i prossimi mesi, a partire dall’autunno, saranno durissimi e AMIU si sta adeguando. Tenterà di far diventare la banca ore negativa un modo per lasciare a casa i lavoratori e continuerà a esternalizzare i servizi e a pagare saremo noi. Si comincia sempre con una ‘sperimentazione’ volontaria, spesso con la scusa di un’emergenza, che poi diventa permanente e obbligatoria. Anche col welfare aziendale è andata così: i fondi pensione come Previambiente sono nati sull’onda dell’emergenza previdenziale (bisognava salvare l’INPS) e come scelta facoltativa. Poi si sono inventati l’adesione contrattuale, cioè ci tolgono una parte degli aumenti contrattuali e glieli versano in modo coatto. Idem per Fasda.
Il problema non è che le aziende vedano nella pandemia un’occasione per tagliare il costo del lavoro: le aziende fanno le aziende. Il problema è quando i sindacati non fanno i sindacati. USB a fare il sindacato ci prova e si batte perché i diritti dei lavoratori non vengano calpestati.
FRANCIA Supereroi senza mascherina
A Parigi un premio da 35 euro netti al giorno per gli operatori ecologici in servizio contro i 100 al mese (lordi) ricevuti dai lavoratori italiani. Ma in alcuni comuni i lavoratori il premio se lo sono dovuti conquistare a suon di scioperi e in generale anche in Francia non mancano i problemi, a partire dalla carenza di guanti e mascherine.
Ad aprile il comune di Parigi ha deciso di ricompensare il personale operativo che durante la crisi sanitaria ha continuato a lavorare. Riceveranno tutti un premio di 35 euro netti al giorno, circa 700 euro al mese. Il premio spetterà agli operatori dell’igiene ambientale, al personale delle case di riposo per anziani (Ehpad), alla polizia municipale e infine al personale che assiste i figli degli operatori sanitari. E sarà retroattivo per tutti gli aventi diritto. ’Toccherà a tutti i lavoratori operativi ovvero 4.000 dipendenti del Comune di Parigi e 1.400 che lavorano per il Centre d’Action Sociale (Casvp)’, la struttura che si occupa dei servizi di assistenza sociale del comune di Parigi, ha spiegato ai giornali Emmanuel Grégoire, primo vicesindaco di Parigi. Per l’ente si tratta di una spesa di 7,2 milioni di euro al mese.
Il comune di Parigi con questo premio vuole anche ringraziare quei lavoratori che, nonostante il coronavirus, hanno deciso di continuare a prestare la loro opera senza utilizzare il droit de retrait (diritto di ritiro). Secondo il diritto del lavoro francese, infatti, il lavoratore ha il diritto di ritirarsi da una situazione in cui ci sia ‘il ragionevole motivo di pensare che essa comporti un pericolo grave e imminente per la propria vita o la propria salute’. Ma in una lettera aperta alla sindaca socialista Anne Hidalgo la sezione della CGT che organizza il personale operativo dell’amministrazione della capitale ha definito l’iniziativa un’operazione ipocrita e chiesto più dispositivi di protezione per i dipendenti e di lasciare il personale non necessario a casa.
Supereroi senza mascherina
Intervistato dal quotidiano Le Parisien un operatore in servizio nella capitale ha raccontato di aver trovato il disegno di un bambino attaccato con del nastro adesivo a un cassonetto, raffigurante l’immagine molto colorata di uno spazzino con la scritta ‘eroe’. ‘Mi ha riscaldato il cuore e ho sorriso. La gente finalmente capisce di avere bisogno di noi’, ha commentato. E’ uno di quelli che la gente è abituata a vedere arrampicata sulla parte posteriore di un camion per la raccolta, impegnato ad agganciare i cassonetti e a svuotarli. Ma — racconta ancora Le Parisien — il supereroe non ha l’equipaggiamento necessario per affrontare i rischi professionali della contaminazione: ‘Ci mancano i guanti monouso da indossare quando ci togliamo quelli che utilizziamo durante la raccolta e rimontiamo in cabina oppure impugniamo il maniglione sul retro del camion. In attesa di quelli abbiamo ottenuto almeno di avere un paio di guanti da raccolta nuovi ogni giorno a fine turno’.
‘Non abbiamo mascherine’ osserva un collega. Il gel detergente è disponibile solo nei depositi. Nei camion ci hanno dato una saponetta per lavarci le mani, ma non l’acqua! Alla fine ciascuno di noi si porta i propri flaconi di disinfettante da casa’. Gli operatori dell’impresa dove lavora il primo intervistato invece hanno diritto a una mascherina chirurgica al giorno. ‘Ma non serve a gran che se si inalano particelle contaminate mentre maneggiamo i contenitori. Ci servirebbero delle FFP2, che sono munite di filtri’, osserva il primo lavoratore, con più di vent’anni di esperienza, descrivendo le dure condizioni di lavoro: a volte nei rifiuti messi fuori diversi giorni prima si trovano i vermi. Stando in piedi aggrappati alla parte posteriore del camion gli operatori sono immersi nei peggiori miasmi. Ma non basta: ‘Si respira polvere e spesso l’abbiamo in bocca. L’altro giorno stavo quasi per vomitare’.
Il turno inizia alle 5,25 nel deposito, da dove si raggiungono le vie di una piccola cittadina di Seine-Saint-Denis, un dipartimento dell’Île-de-France, la regione di Parigi, formato da una quarantina di comuni. Un tragitto che di solito in camion si percorre in mezz’ora, ‘Ora però ci mettiamo la metà’. Una delle poche buone notizie conseguenti all’introduzione delle misure di lockdown, infatti, è stata la riduzione del traffico. Per il resto la situazione è dura e la buona volontà dei lavoratori si sta esaurendo. Da quando è scoppiata l’epidemia — racconta ancora un operatore al quotidiano — ‘più del 60% del personale nel deposito è formato da lavorator interinali’ come avviene in pieno agosto quando la gente va in ferie: ‘Certi colleghi soffrono di patologie croniche che li obbligano a restare chiusi in casa, altri devono occuparsi dei figli perché le scuole sono chiuse e poi ce ne sono molti che non vogliono tornare al lavoro, perciò si fa ricorso agli interinali, che sono carne da cannone’.
A fine turno i mezzi vengono puliti e disinfettati dalle squadre di addetti alle pulizie. ‘Viene fatto da tre settimane. Passano dei panni sul volante, sulle maniglie dei portelloni e in tutti i punti dove si mettono le mani’, ma queste disposizioni non vengono applicate ovunque. ‘Nella mia azienda — racconta un lavoratore — certi giorni si vede chiaramente che i camion non sono stati disinfettati. Per non parlare degli imprevisti. L’altro giorno ha dovuto cambiare tre volte mezzo durante il turno, sostituendo direttamente un altro autista senza che la cabina venisse pulita’. In compenso però la direzione ha fatto spegnere la macchinetta del caffè per evitare che le squadre si contaminino schiacciando i tasti.
Premio troppo basso, a Bordeaux si sciopera
L’11 maggio a Bordeaux i lavoratori addetti alla raccolta dei rifiuti urbani nell’area metropolitana sono entrati in sciopero per protestare contro la proposta dell’amministrazione, che aveva messo sul piatto un premio di 500 euro lordi al mese, ammontare giudicato insufficiente. La CGT, ma anche Force Ouvrière, sindacato tradizionalmente moderato, hanno depositato due preavvisi di sciopero a tempo indeterminato. La mobilitazione ha avuto una buona adesione, in particolare nei turni di notte, dove si è registrata un’adesione del 95%. I primi effetti dello sciopero si sono visti dopo un giorno, quando i contenitori dei rifiuti hanno cominciato ad ammassarsi sui marciapiedi.
Sylvain Verney, delegato sindacale di Force Ouvrière della città metropolitana di Bordeaux — 28 comuni e 775.000 residenti, di cui circa un terzo concentrati nella città capoluogo — ha dichiarato: ‘Come a Parigi chiediamo un premio di 1.000 euro. E’ una elementare questione di stima e di riconoscenza verso i lavoratori. Non abbiamo mai smesso di lavorare quando erano in vigore le misure di contenimento. Abbiamo ricevuto preziose dimostrazioni di sostegno da parte della popolazione. Chiediamo un premio pari a 35 euro al giorno. La città metropolitana invece ci propone 9 euro netti per occuparci del COVID-19’. Analoghi accenti da parte della CGT, che avanza la stessa rivendicazione: ‘Non chiediamo un premio, ma quella che definiamo un’espressione di gratitudine. Le pacche sulle spalle non ci bastano e consideriamo la proposta delle istituzioni come un vero e proprio schiaffo ai lavoratori’.
Lo scorso giovedì una delegazione sindacale, non più di dieci persone, ha chiesto spiegazioni direttamente agli eletti nell’assemblea della città metropolitana: ‘Ci sono anche differenze di trattamento. Alcuni dipendenti comunali, ad esempio a Mérignac, hanno avuto un premio di mille euro, a noi invece proponete la metà’, ha denunciato Verney. E nel consiglio hanno cominciato ad affiorare spaccature tra i consiglieri di sinistra e quelli di maggioranza. Dopo l’incontro Patrick Bobet, presidente di Bordeaux Métropole, ha preso tempo e formulato un’altra proposta. Si partirà da 500 euro ma il premio potrà aumentare fino a 700 euro in base alle giornate lavorative prestate. ‘Spero che troveremo un terreno di intesa su questa base’, ha auspicato alla fine. I sindacati hanno avviato una consultazione tra giovedì sera e venerdì mattina. Già da giovedì sera le squadre dei turni di notte, quelle che avevano aderito in modo più massiccio alla mobilitazione, hanno ripreso il lavoro e la mattina successiva, dopo aver consultato i lavoratori dei turni diurni, i due sindacati hanno deciso di ritirare i preavvisi di sciopero depositati il lunedì. La raccolta dei rifiuti urbani ha ripreso normalmente dopo quattro giorni in cui il servizio era andato avanti con forti rallentamenti. (22 maggio 2020).