Genova: 2 dicembre sciopero generale.3 dicembre tutti/e a Roma
Presidi:
Ore 10 presso la Prefettura di Genova in Largo Lanfranco
Ore 10 presso la Prefettura di La Spezia in Via Vittorio Veneto
Attualmente il salario medio di un lavoratore a tempo indeterminato è di circa 1550 €, un operaio
medio al netto percepisce 1350€, una commessa di magazzino 1100€, un operatore
sociosanitario 1000€.
Milioni di lavoratori resi poveri a cui si aggiungono 3,7 milioni di lavoratori in nero, il cui
sfruttamento produce il 4.5% del PIL, tra questi non ci sono solo addetti al turismo, badanti o
pulitori, ma anche moltissimi lavoratori dei servizi all’industria, della manifattura e dell’agricoltura.
I rapporti dell’OSCE e di altri enti internazionali hanno certificato, quello che era già
evidente: i salari italiani sono fermi da decenni e sono tra i più bassi in Europa.
I primi contratti pirata, sono quei CCNL e quei contratti aziendali sottoscritti da Cgil, Cisl, Uil e Ugl
assieme a Confindustria, che hanno introdotto l’indice “IPCA depurato della componente energia
importata”; siamo quindi di fronte ad un modello contrattuale che lascia erodere i salari
dall’inflazione.
Ad esempio, con un’inflazione che viaggia oltre il 10% oggi l’IPCA è stimato al 4,7%, se si applica
questo meccanismo la perdita per i salari è sicura, tantopiù di fronte alla recessione prospettata
per 2023.
La politica dei bassi salari nell’arco di 30 anni in Italia, ha ridotto gli stipendi del 3%, con un
aggravamento ulteriore nel biennio 2021-22. Un furto di migliaia di euro, un impoverimento
reso palese dalla crescente difficoltà dei lavoratori a far fronte alle spese primarie.
L’inflazione, infatti, non è uguale per tutti, l’aumento di tariffe, affitti, mutui, alimenti e cure, ossia
delle spese vitali, investe in maniera dissennata i redditi più bassi e le famiglie economicamente
più fragili.
La guerra che la maggioranza dei lavoratori non vogliono, è stata l’occasione per una
colossale speculazione sui prezzi, in particolar modo dell’energia e per aumentare le spese
militari.
I bonus, del Governo Draghi e del Governo Meloni, sono delle operazioni demagogiche che
spacciano per aumenti liberalità che le aziende che possono decidere o meno di dare.
Occorre rompere la gabbia contrattuale dei bassi salari che nega ogni forma di
emancipazione sociale e rende i lavoratori una merce a perdere.
La ricchezza è prodotta dai lavoratori e deve tornare a loro come salario e pieni diritti.
Vogliamo aumenti salariali che superino l’inflazione reale che oggi corre oltre il 10%
Vogliamo la reintroduzione della scala mobile che leghi i salari all’andamento dei prezzi.
Vogliamo l’introduzione del salario minimo per legge a partire da 10€ l’ora
Vogliamo un futuro di pace
Abbassate le armi e alzate i salari!